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martedì 23 gennaio 2018

Giro d'Italia 2018 - Franciacorta




il Giro d'Italia 2018 prevedrà una tappa tutta bresciana: da Riva del Garda attraverso Valsabbia, Valtrompia, Franciacorta con arrivo a Iseo.  Sarà la tappa del 23 maggio, peraltro una di quelle conclusive - per esattezza la 17esima - che renderà lustro al territorio bresciano. La carovana rosa quella mattina muoverà dalla punta estrema del lago di Garda, in terra trentina: partenza da Riva del Garda, per proseguire via Storo per il lago d'Idro e la Valsabbia, proseguendo quindi per la Valtrompia con "scollinamento" a Lodrino. Passaggio a Polaveno e da lì giù verso la Franciacorta dove gli atleti entreranno in un circuito per le splendide colline della zona. Si tratta di quello che, sponsorizzato dal Consorzio delle bollicine bresciane più famose al monto, sarà noto agli appassionati come Franciacorta Stage
Quindi, da un lago all'altro, gran finale sulle sponde del Sebino: la tappa si concluderà infatti a Iseo.mercoledì 23 maggio alle 11.30 e approderà a Iseo con un circuito finale di quasi 20 chilometri che attraversano la Franciacorta. La notizia è arrivata da poco.La carovana toccherà anche Bornato, Cazzago, Erbusco, Corte Franca, Provaglio, Passirano e, infine, Iseo, dove è previsto l’arrivo. Sarà un percorso di 155 chilometri denominato appositamente Franciacorta Stage.
fonte GDB www.giornaledibrescia.it/

domenica 21 gennaio 2018

You are the world - LORENZO QUINN

LORENZO QUINN - " You are the world "- Dopo il grande successo di The Floating Piers di Christo, un altro artista ha pensato al Lago d’Iseo come luogo ideale per trasmettere la propria arte. Potrebbe ora essere lo scultore Lorenzo Quinn ad approdare sul Lago d’Iseo. Un progetto dell’artista, noto per le mani che sorgono dall’acqua del Canal Grande di Venezia per sorreggere un palazzo storico (l’opera s’intitola Support), sarebbe infatti stato proposto all’attenzione del sindaco di Sulzano Paola Pezzotti. Secondo quanto riferisce il Giornale di Brescia, l’opera di Lorenzo Quinn si potrebbe chiamare “You are the world” e apparirebbe come un’installazione in acciaio che affiora dall’acqua. Non vi è ancora nessuna conferma alla proposta, ma certamente sarebbe un’altra bella occasione turistica e non solo per il Lago d’Iseo.
Lorenzo Quinn, autore della scultura Support, ci racconta come è riuscito a far parlare di cambiamenti climatici alla Biennale con un paio di mani giganti che emergono dal Canal grande di Venezia.
Le mani di un bambino, bianche e alte nove metri che emergono dal Canal grande di Venezia come un mostro marino sorreggono l’albergo Ca’ Sagredo – o forse cercano di rovesciarlo. Questa è l’installazione Support (sostenere) che ha reso lo scultore italiano Lorenzo Quinn noto al mondo, grazie al suo messaggio forte sui cambiamenti climatici: il potere di sostenere o distruggere il patrimonio globale che tutti noi condividiamo è nelle nostre mani. Il fatto che la scultura si trovi a Venezia è significativo perché è tra le città più minacciate dall’innalzamento del livello dei mari. Inoltre è stata installata in un momento importante del calendario culturale della città, cioè durante la 57esima Biennale che si conclude il 26 novembre, giorno in cui anche Support lascerà la città galleggiante.
Quinn stesso “è rimasto sorpreso” da quanta attenzione abbia ricevuto Support: è la prima volta nella sua trentennale carriera che una scultura riscuote così tanto successo. “Volevo che fosse spettacolare, per questo l’ho creata. Sono molto grato del fatto che il messaggio sia stato recepito”, racconta.
Nato a Roma nel 1966, figlio dell’attore messicano-statunitense Anthony Quinn e di Iolanda Addolori, Lorenzo Quinn ha cominciato a scolpire a vent’anni. Seguendo le orme di maestri come Michelangelo, Bernini e Rodin, si è specializzato nella rappresentazione della figura umana, specialmente le mani. Il suo obiettivo è quello di creare immagini comprensibili a tutti, quindi universali. La sua arte è “profonda, spirituale ed esistenziale perché affronta le passioni che ognuno di noi prova come essere umano”, queste le parole della storica d’arte e curatrice Consuelo Císcar Casabán.
fonte www.lifegate.it